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Friday March 21st @ 1:26PM CETRoberto scrive:
Old Bassa Bresciana Peacocks Rugby: impressioni dopo Roma
16 marzo 2008, Stadio Flaminio, guardo il tabellone , minuto settantasette:Italia –Scozia 20 a 20.
Siamo tutti lì, gli amici old della bassa bresciana, “convenuti dal monte e dal piano” : da Castelmella vicino al monte Netto , appunto, protuberanza di pochi metri che a noi ragazzi di pianura da già le vertigini, Roncadelle, Leno , Calvisano, fino a Pavone Mella, vicino all’angolo estremo della landa bresciana che d’inverno si nasconde nelle brume più fitte.
Siamo tutti lì, come altri trentamila, a far finta di niente , a far finta che il mondo sia ovale , un mondo fatto di regole, impegno e lealtà.Alla faccia delle borse che crollano e di un bicchiere di petrolio che vale più del coraggio dei trenta uomini in campo.
Ultimi minuti della partita, io sono appoggiato alla balaustra del vecchio catino paleolimpico trasformato in tempio del rugby italiano, tanto mi basta , visto che il Battaglini di Rovigo per quelli della mia generazione era già considerato il Twikenam italiano.
Ultimi minuti ma il tempo non passa più, troppi ricordi agrodolci , mentre i ragazzi attaccano, un misto di sport e di vita , il rugby ne è metafora, si interseca nei miei pensieri , sto pensando che il pareggio , risultato atipico per il rugby, mi permetterà di tornare a casa senza l’umiliazione del cucchiaio di legno , quando ad un tratto Ivan alle mie spalle grida: “el fa el drop!”
In un millesimo di secondo penso che no , non può essere vero, siamo alla fine, quando mai un italiano all’ultimo minuto mette un drop nell’acca?
Eppure è così , Marcato come Wilkinson , decide la partita, mentre lo stadio si trasforma in un abbraccio immenso, io mi trovo avvinghiato a Manuel detto “Zeta”, e poi pacche sulle spalle a mio suocero, ai miei amici e agli estranei.
Quanta gente ho conosciuto grazie al rugby , penso a tutti in quel momento : buoni e cattivi , belli e brutti.
La telefonata gioiosa e commossa di mia moglie da casa mi ridesta, torno a guardare lo stadio con un piacevole senso di serenità.
Certo è solamente una partita, trenta uomini che in mutande rincorrono una palla strana , qualcuno forse a ragione, può non capire le nostre, le mie emozioni.
Usciamo festanti dallo stadio , nel villaggio accoglienza del Flaminio inizia un piacevole terzo tempo, la colonna sonora è un sottofondo di cornamuse misto al rumore di italianissime birre stappate all’impazzata.
Poco più in là , Roma, distratta, forse troppo, abituata ai grandi eventi, ci guarda stranita.
La sera , l’Urbe , bellissima e controversa, prepara la maratona e la domenica delle palme , tra monumenti e ministeri, sembra non accorgersi del popolo del rugby , non si accorge sicuramente di noi.
Ma questa è un’altra storia...
Roberto Guerreschi
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