Volendo, ci sarebbe anche da ridere.
Ieri, per dirne una, mi sono affacciato alla finestra del nostro albergo e ho visto la piscina. Fin qui: normale. La piscina aveva l’idromassaggio. Anche qui: normale. E ai bordi della piscina con idromassaggio, un uomo e una donna. Beh: normale.
Solo che i due stavano scopando, voglio dire, facendo l’amore. E questo non è normale. Cioè: sono cose che succedono… che possono succedere… anche se a me non sono mai successe.
Giornata lunghissima, oggi.
Allenamento dalle 11 alle 12, nello stadio, il Telstra Dome, qui a Melbourne, coperto, cinquantacinquemila posti, ventidue gradi d’estate e d’inverno, e anche adesso che è primavera, anche se a dire la verità mi sembrava più freddo. Sarà per via della pelle d’oca che mi è venuta quando ero nel sottopassaggio e che non mi ha lasciato sul campo.
Erba perfetta, luci artificiali. Talmente bello che pare finto. Insomma, un bestione spaziale fantascientifico.
Un’oretta di rifinitura, a provare schemi d’attacco, touche, un po’ di difesa. Poche cose, fatte bene.
Peens e Cocco Mazzariol sono rimasti a calciare e già che c’ero ci sono rimasto anch’io, perché non sei mai sicuro di aver fatto tutto quello che avresti dovuto fare, pensi di non essere ancora del tutto pronto, dici “faccio un calcio”, poi non te ne vai più.
Finché ci hanno fatto sgomberare perché stavano arrivando gli All Blacks.
La tensione è a manetta. Abbiamo i peli delle braccia in continua erezione. In pancia un senso di magone. Quando a cena ci siamo seduti a tavola, nessuno aveva voglia di mangiare. Poi, come automi, abbiamo messo dentro e mandato giù. Non saprei neanche dire che cosa fosse. Mi faccio forza pensando che domani, a quest’ora, staremo tornando a Canberra, avremo giocato e dato tutto quello che abbiamo in corpo, e anche di più.
Fanculo. E saremo contenti.